lunedì 7 luglio 2008

Evviva la sincerità.

Sale trafelata alla stazione di Legnano. È carina, boccoluta, truccata e taccuta. Si siede con un po' di foga di fronte a me, in parte a un'altra ragazza. Probabilmente crede di dover giustificare la sua foga: "Che facce...", commenta, accennando a un gruppo di nordafricani seduti dietro di lei. E aggiunge garrula: "Scusate, è che mi fanno proprio schifo, sono un po' razzista, ma non li posso proprio sopportare, perciò appena vedo delle ragazze italiane mi ci fiondo vicino". E ci regala un sorriso complice. La guardiamo gelate. L'unica cosa che riesco a dire è: "Evviva la sincerità". 
Avrei dovuto alzarmi e dire: "A me invece fanno schifo i razzisti, quindi vorrai scusarmi se vado a sedermi in parte a quei ragazzi". Purtroppo la battuta giusta mi è venuta con un quarto d'ora di ritardo, alla stazione di Rho. 
Non sono poche le volte che vorrei poter scrivere la sceneggiatura dei miei dialoghi con largo anticipo sul ciak, e questa era sicuramente una di quelle.