Faccio come il mio papà, mi invento una simpatica paretimologia. Precaria = erosa e marcita (cf. gergo dentistico carie) ancor prima di cominciare, a priori e a prescindere (pre-). In realtà il mio papà le parole le fa sempre risalire all'arabo, tipo: orologio, dall'arabo "al rah hrlogi" = "c***o, come è tardi"): precariato, dall'arabo "prih, ach ariaht" = "Non preoccuparti, in un modo o nell'altro te la metteremo nel c**o".
Non ce la faccio più. Ci ho i nervi a pezzettini, mi logoro nell'attesa, non riesco a fare niente perché il pensiero è sempre lì, ai giorni che passano senza che io percepisca uno stipendio, consumando i miei risparmi, senza nessuna garanzia, senza tutele, senza diritti.
Sono demoralizzatissima (so di non avere la tempra da lottatrice, però le circostanze non aiutano), non so come muovermi per alleviare il mio senso d'impotenza.