mercoledì 6 gennaio 2010

Welcome

Ho visto un film, e ho pianto. E non solo perché era triste (piango sempre con i film tristi). Soprattutto, perché era vero. Il film si intitola Welcome, è un film francese e quindi ti racconta le cose come stanno: la vita è un mare di problemi per tutti, ma per qualcuno di più. Per qualcuno, per tanti, inseguire un sogno vuol dire inseguire la vita, scappare dalla morte e dal dolore. Se fosse stato un film americano, alla fine il protagonista avrebbe coronato il suo sogno (americano), in una scena epica con musica in crescendo. Ma è un film francese, ti racconta le cose come stanno: il sogno resta un sogno, e io piango.

giovedì 17 dicembre 2009

Uno, due, tre... libera!

Cerco disperatamente di defibrillare questo povero blog agonizzante. Perché alla fine l'idea di tenere un blog è carina, bisogna solo avere tempo e voglia di scriverci. E non è mica facile con le mie giornate strapiene, fuori prima delle otto, rientro a casa dopo le sette. Sto talmente cotta che quando arrivo a casa desidero solo spegnere il cervello. Ed è veramente una lotta di resistenza quella di non darsi in pasto alla televisione, che posiziona il cervello sulla linea piatta e ci butta dentro le peggio cose della nostra modernità. Allora, magari scrivere due righe, non troppo impegnative, potrebbe essere un modo per distrarmi in modo più sano. È che di solito sono talmente prosciugata che non mi viene in mente nulla di mediamente furbo, quanto basta da poter essere condiviso su un blog. Scrivo giusto in momenti come questo, che dovrei concentrarmi sulla relazione dei sopralluoghi agli archivi fatti nei giorni scorsi, ma la voglia latita di brutto... Ancora 5 minuti di pausa e poi riprendo, giuro!
Potrei per esempio aggiornarvi sui progressi della mia futura casa! Progressi che mi fanno sentire in colpa da matti perché non sono dovuti, se non in misura ridicola, al mio modesto contributo. Chi si sbatte più di tutti è il "suocero" Roberto, che è sempre in prima linea, a sgobbare e a sporcarsi fino alla punta dei capelli. E comunque tutti più di me. Vedrò di riscattarmi almeno con la parte "arredamento" e "finiture".
Va bon, intanto una scossetta al blog gliel'ho data. Ora, se non altro, è in coma vigile.
Alla prossima, quando sarà.

giovedì 19 marzo 2009

L'incostanza

Quando ho aperto il blog credevo che l'avrei usato. Invece me ne sono dimenticata in fretta. Perché? Perché mai devo essere sempre così incostante nei miei propositi?
Una risposta possibile è che mi do imperativi categorici, formulati al di là e al di fuori di ciò che io  sono davvero, sulla base di modelli preconfezionati; imperativi a cui cerco di obbedire, ma che una parte di me - troppe volte con successo - boicotta.
Il problema è che non ho ancora capito se questa parte, almeno a volte, ci ha le sue ragioni, o se semplicemente è una parte perdigiorno e scansafatiche che ha il solo scopo di rendermi tutto difficile e sfiancante, nella vita. Tutto, persino tener fede al proposito di utilizzare un miserrimo blog.
Va precisato, a onor del vero, che il turbinio di attività che riempiono le mie giornate, i mille pensieri, i progetti, mi sottraggono tempo per riflettere e per scrivere. Detto questo, c'è anche gente che fa ben altro e anche di più, e si fa bastare le 24 ore della giornata, e se 24 ore non bastano, s'industria a far durare una giornata fino a quel che serve. Io - manco a dirlo - invece no.

lunedì 20 ottobre 2008

Un maestro che non ho conosciuto

È morto Vittorio Foa. Da lui, dalle sue Lettere dalla giovinezza, ho imparato moltissime cose, anche su me stessa. Gli devo moltissimo, anche se non ho mai sfruttato l'occasione offerta dalla sua eccezionalmente lunga, lucida vecchiaia per incontrarlo di persona. Passò da Venezia qualche settimana prima che io scoprissi chi fosse e mi appassionassi alla sua vicenda e alle sue parole. Ho subito rimpianto questo incontro mancato. È una delle tante occasioni che mi sono lasciata sfuggire. 
Buon viaggio, se mai c'è un viaggio, dottor Foa.

giovedì 28 agosto 2008

Per fortuna che c'è l'Anita

Ci ho un dolore alla base dello stomaco, qualcosa che brucia - ma non è per quello che ho mangiato -, e che non so dominare. Potevo scoppiarci dentro, e invece c'è l'Anitona.
Insieme, abbiamo concluso che:
a) gli uomini devono smetterla di farsi bastare la sufficienza al pelo, perché la coppia non è una classe del ginnasio.
b) di fatto, abbiamo imparato a non aspettarci troppo da loro, ma in fondo al cuoricino continuiamo ad accusare cocenti delusioni, e non ci fanno bene.
c) aspettiamo con fiducia la versione 2.0 del software, sperando che non faccia la fine di Windows Vista.

lunedì 7 luglio 2008

Evviva la sincerità.

Sale trafelata alla stazione di Legnano. È carina, boccoluta, truccata e taccuta. Si siede con un po' di foga di fronte a me, in parte a un'altra ragazza. Probabilmente crede di dover giustificare la sua foga: "Che facce...", commenta, accennando a un gruppo di nordafricani seduti dietro di lei. E aggiunge garrula: "Scusate, è che mi fanno proprio schifo, sono un po' razzista, ma non li posso proprio sopportare, perciò appena vedo delle ragazze italiane mi ci fiondo vicino". E ci regala un sorriso complice. La guardiamo gelate. L'unica cosa che riesco a dire è: "Evviva la sincerità". 
Avrei dovuto alzarmi e dire: "A me invece fanno schifo i razzisti, quindi vorrai scusarmi se vado a sedermi in parte a quei ragazzi". Purtroppo la battuta giusta mi è venuta con un quarto d'ora di ritardo, alla stazione di Rho. 
Non sono poche le volte che vorrei poter scrivere la sceneggiatura dei miei dialoghi con largo anticipo sul ciak, e questa era sicuramente una di quelle.

domenica 29 giugno 2008

Alla fine, ora lavoro. Davvero.

L'archivio è fresco, buio e... enorme! A vederlo ora che è ancora tutto da sistemare viene l'angoscia. Ovunque ti giri, faldoni registri volumoni ci guardano beffardi in attesa di vedere se dureremo fatica. Vengono man mano caricati sulle nostre possenti (?) braccia, puliti (con un pennello...!!), coccolati, descritti e identificati, restano poi in attesa di essere ricollocati in modo sensato.
L'impresa pare ardua, ma non ci faremo certo spaventare da una legione di conti consuntivi e da un manipolo di concessioni edilizie! Alla fine la spunteremo, costi quel che costi (non vi sto a descrivere il colore delle mie mani dopo i primi tre registri, per non parlare di ciò che si è depositato nelle mie narici...). 
La chicca dei primi due giorni: reperimento di moduli per la certificazione di possesso di "velocipedi" in un registro di protocollo della seconda metà dell'Ottocento (non ricordo esattamente la data). 
Vi terrò aggiornati.